Le vicende belliche del primo conflitto mondiale con le collegate necessità di sviluppo dell’aviazione italiana, indussero la Direzione Tecnica dell’Aviazione Militare di Torino a chiedere al Comune di Fano la disponibilità di un’area adatta all’allestimento di un “campo di atterramento per aeroplani” delle dimensioni di 400 x 120 metri. A questo scopo fu individuata una zona detta Madonna del Ponte che in pochi mesi fu adattata alle esigenze richieste. Così negli ultimi mesi del 1917, la città di Fano fu dotata della prima infrastruttura aeroportuale, anche se si trattava di un campo di fortuna, praticamente un piccolo campo ai bordi della città, sgombro da ostacoli e provvisto di appositi segnali per permettere l’atterraggio dei velivoli. Essendo completamente privo di infrastrutture quali aviorimesse o altri servizi che caratterizzano un aeroporto, l’utilizzo prevalente del campo di aviazione era probabilmente connesso alle necessità dei velivoli in transito verso il fronte austriaco. Ma l’espansione dell’aviazione di quel periodo doveva procedere molto rapidamente poiché già nel 1919 si comincia a parlare di ampliamento del campo di atterraggio. Questo impulso si intensificò notevolmente nel periodo del ventennio fascista, quando la politica interna considerava fondamentale il potenziamento delle strutture militari. Questo clima fu sfruttato a dovere dal gerarca pesarese Raffaello Riccardi, Sottosegretario all’Aeronautica (ministro Italo Balbo) voluto direttamente da Mussolini. Al termine di lunghe trattative fra il Comune di Fano e la Regia Aeronautica, sulla Gazzetta Ufficiale del 29 gennaio 1930 viene pubblicato il Decreto Ministeriale per l’istituzione del “Campo di fortuna di Fano in provincia di Pesaro”.